Sepsi neonatale: il ruolo chiave dei biomarcatori per una diagnosi tempestiva e mirata

La sepsi neonatale rappresenta una condizione clinica complessa e potenzialmente letale, particolarmente nei neonati pretermine o di basso peso alla nascita. L’instaurarsi rapido del quadro settico richiede una risposta diagnostica altrettanto tempestiva per avviare precocemente un trattamento antibiotico mirato e ridurre il rischio di complicanze sistemiche.

Tuttavia, la diagnosi clinica della sepsi nei neonati risulta spesso difficile per la natura aspecifica dei segni e sintomi e per i limiti dei test microbiologici tradizionali. In questo contesto, l’impiego di biomarcatori ematici sensibili e specifici rappresenta una risorsa fondamentale per supportare le decisioni cliniche nella fase precoce.

Il valore dei biomarcatori nella diagnosi della sepsi neonatale

Presepsina (sCD14-subtype)

Frammento solubile del recettore CD14, viene rilasciato dai monociti in risposta a stimoli batterici. Studi recenti ne hanno evidenziato l’elevata specificità per l’infezione batterica e il potenziale come marcatore precoce, utile anche nella stratificazione del rischio e nella valutazione dell’andamento clinico.

Procalcitonina (PCT)

Prodotta in risposta a infezioni batteriche sistemiche, la PCT aumenta già nelle prime 3–6 ore dall’insorgenza del processo infettivo. Rispetto ad altri marcatori, ha una migliore specificità per l’infezione batterica e può essere impiegata nella gestione della sospensione precoce della terapia antimicrobica.

Proteina C Reattiva (CRP)

Ampio utilizzo nella pratica clinica per il monitoraggio della risposta infiammatoria. Sebbene meno specifica, la CRP risulta utile se considerata in associazione con altri biomarcatori, contribuendo a rafforzare l’accuratezza diagnostica e il monitoraggio terapeutico.

L’impiego combinato di questi tre biomarcatori consente una valutazione più completa del profilo infettivo del neonato, migliorando la sensibilità e la specificità diagnostica nei primi giorni di vita.

Microcampionamento e riduzione dell’invasività: un requisito essenziale in neonatologia

Uno degli aspetti più critici nella diagnosi laboratoristica neonatale è l’impatto emodinamico dei prelievi. L’utilizzo di piattaforme diagnostiche in grado di funzionare con microvolumi di sangue rappresenta un vantaggio clinico sostanziale.

Questo approccio comporta numerosi benefici:

  • Riduzione della quantità complessiva di sangue prelevato, cruciale nei neonati con peso <1500 g, nei quali anche piccole perdite ematiche possono essere clinicamente rilevanti;
  • Diminuzione della necessità di accessi venosi ripetuti, con una conseguente riduzione del rischio infettivo e dello stress associato al prelievo;

Possibilità di eseguire più test da un’unica goccia di sangue, anche da prelievo capillare, contribuendo a una gestione più sostenibile e meno invasiva della diagnostica ematica.

Rapidità analitica nel contesto della terapia intensiva neonatale

In un quadro clinico in rapida evoluzione come la sepsi neonatale, il tempo è un fattore critico. Disporre di un risultato affidabile entro pochi minuti consente al team clinico di reagire prontamente, evitando ritardi potenzialmente dannosi.

L’analisi point-of-care direttamente in reparto, con tempi di refertazione inferiori ai 15 minuti, permette di:

  • Avviare tempestivamente la terapia antibiotica nei casi sospetti, riducendo la finestra di latenza tra sospetto clinico e trattamento;
  • Valutare in tempo reale la risposta alla terapia, utile per un aggiustamento precoce del trattamento o per considerare la sospensione;

Ridurre l’impiego non necessario di antibiotici, contribuendo alla stewardship antimicrobica e alla riduzione della pressione selettiva.

Una piattaforma integrata per la gestione avanzata della sepsi neonatale

Alla luce delle evidenze attuali, è chiaro come la gestione efficace della sepsi neonatale richieda biomarcatori affidabili, rapidità di risposta, e metodiche minimamente invasive.

In questo contesto, il sistema PATHFAST® rappresenta l’unica piattaforma analitica attualmente in grado di offrire la determinazione simultanea di Presepsina, PCT e CRP su sangue intero, con microcampionamento e refertazione in 15 minuti. La possibilità di operare direttamente nel reparto di terapia intensiva neonatale permette di coniugare efficacia diagnostica e rispetto della fisiologia delicata del neonato, rendendo PATHFAST uno strumento strategico per combattere la mortalità nelle sepsi neonatali.

Riferimenti

  1. Ruan L, Chen GY, Liu Z, et al. The combination of procalcitonin and C-reactive protein or presepsin alone improves the accuracy of diagnosis of neonatal sepsis: a meta-analysis and systematic review. Crit Care. 2018;22(1):316. PubMed+1PubMed+1
  2. Thermo Fisher Scientific. Procalcitonin in Neonatology. https://www.thermofisher.com/procalcitonin/wo/it/understanding-procalcitonin/special-patient-populations/Neonatal.htmlThermo Fisher Scientific+1Thermo Fisher Scientific+1
  3. Minerva Medica. Proteina C reattiva e procalcitonina come biomarcatori di sepsi neonatale. https://www.minervamedica.it/it/riviste/medicina-laboratorio/articolo.php?cod=R54Y2024N02A0091Minerva Medica
  4. PubMed. Biomarkers as point of care tests (POCT) in neonatal sepsis. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33337395/PubMed

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